Cosa dovrebbe insegnare la scuola? Il come? Certo, ma non solo.
Il quando rimane un concetto particolarmente ostico per gran parte della popolazione, inclusa la fetta che gode di ampia visibilità mediatica.

Spesso assistiamo a dibattiti tragicomici, innescati in qualche talk show televisivo e poi riverberati nei social (o viceversa). La confusione regna sovrana, insieme all’impreparazione dei partecipanti.

In questi casi bisogna convincerci che la libertà d’espressione, a tutti noi tanto cara, non può essere una scusa per tollerare l’affermazione di concetti profondamente sbagliati (i fatti distinti dalle opinioni, ndr).

Un esempio lampante è dato da chi, a sostegno delle sue “tesi”, fornisce numeri reali, ma confrontati in maniera scorretta, facendo leva sul fatto che molti ascoltatori non sono in grado di notare le incongruenze.

Nei dibattiti televisivi, si è spesso parlato del numero di persone che, purtroppo, sono finite in terapia intensiva, dopo aver contratto il virus Sars-Cov-2. Tra i novax, c’era spesso chi sosteneva che non conveniva vaccinarsi proprio perché “più vaccinati finivano in terapia intensiva“, in barba allo sbilanciamento del dato che, notoriamente, prevede la popolazione dei vaccinati enormemente più grande della popolazione dei non vaccinati.

In questo caso, confidando nella buona fede di chi sosteneva e sostiene tali sciocchezze e assumendo per vera l’ipotesi che parliamo di persone a cui è chiaro il concetto di divisione matematica, l’errore è dato dall’incapacità di non saperla utilizzare quando serve. Come spiegare loro che andava esaminato eventualmente il tasso, ponendo al denominatore la popolazione di riferimento (ad esempio di 100 mila abitanti) per confrontare campioni di popolazione quantitativamente differenti?

Concetti come questo, dovrebbero essere la base di partenza di una società evoluta e non certo esclusiva proprietà dei laureati in discipline economiche e scientifiche.